Aveva una casa come tante, con tanti mobili da rinnovare e con un po' di disordine. Carina, accogliente. Aveva un marito come tanti e due bimbi comuni. Suo marito era dolce ma distratto, simpatico ma a volte pesante, fedele ma un po' bugiardo. Non sapeva cucinare ma, dopo pranzo, andava sempre a prendere un dolcetto al bar per tutta la famiglia. I suoi bambini erano bimbi comuni. Avevano iniziato a camminare a un anno e qualcosa, a volte parlavano tanto e a volte poco, a volte erano tranquilli come Cicciobello e a volte erano rompiscatole come un picchio che picchietta sull'albero tutto il giorno. Lei era serena ma ogni tanto un po' triste. Le mancava la sua vita da nubile, i viaggi last-minute, le sigarette fumate a letto, le decisioni prese all'ultimo momento. Le mancava vivere a casa dei suoi genitori, con la sua mamma che la sera rompeva le scatole, ma le faceva trovare anche il piatto pronto.
Da quando era diventata mamma, aveva cercato delle altre mamme con cui parlare e confidarsi. A cui raccontare quella strana tristezza che, ogni tanto, sentiva. Con cui avere uno spazio di pace e tornare un po' ragazzine.
Ma, aveva trovato un muro enorme.
Da quando era diventata mamma, aveva cercato delle altre mamme con cui parlare e confidarsi. A cui raccontare quella strana tristezza che, ogni tanto, sentiva. Con cui avere uno spazio di pace e tornare un po' ragazzine.
Ma, aveva trovato un muro enorme.
"Veramente sei triste? Io sono felicissima! Da quando ho avuto i miei due figli, la mia vita è completa! Stiamo pensando anche di farne un altro!"
"Smettila di lamentarti!!! Hai una famiglia bellissima, un marito che ti ama, due bambini deliziosi, non ti manca nulla!"
"Ti manca tanto la vita di prima? Non dovevi avere figli allora. I figli, si sa, sono sacrifici enormi!"
All'inizio aveva quasi pianto e si era sentita in colpa. Poi, si era sentita soltanto una goccia nell'oceano. Eppure lei era una mamma comune, non si sentiva migliore o peggiore delle altre mamme. Voleva essere una delle tante, voleva essere integrata.
Era molto difficile, non volendo lei fare la gara della mamma più perfetta, una gara che sembrava così importante per tante, troppe mamme.
Un bel giorno, disse a suo marito: "Ti devo parlare."
Parlarono quasi due ore in cucina. Lei fece uno strappo alla regola, aprì la finestra e fumò due sigarette di fila, in casa. Il marito voleva sgridarla ma si trattenne. Con la finestra aperta e la cappa accesa, il fumo andò via in poco tempo.
Qualche giorno dopo, fece la valigia e se ne andò per qualche giorno. Nessuno sa dove.
Parlarono quasi due ore in cucina. Lei fece uno strappo alla regola, aprì la finestra e fumò due sigarette di fila, in casa. Il marito voleva sgridarla ma si trattenne. Con la finestra aperta e la cappa accesa, il fumo andò via in poco tempo.
Qualche giorno dopo, fece la valigia e se ne andò per qualche giorno. Nessuno sa dove.
Forse da un'amica, forse da sola. Chissà.
Quando tornò, aveva un bel colorito in faccia e un sorriso bellissimo. Abbracciò fortissimo i suoi bambini e decise che, da quel giorno, sarebbe stata felicemente una goccia nell'oceano.
Prima o poi, avrebbe trovato altre gocce, del suo stesso colore, della sua stessa sostanza, con cui unirsi e avere quella complicità e quell'empatia che le erano sempre mancate.
Ma intanto... andava avanti, a testa alta.
Perchè era una mamma comune ed era fiera di esserlo, nella sua imperfezione.